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Un nuovo interessante articolo scientifico, recentemente pubblicato sulla rivista “Current biology” dal titolo “Rapid formation of new migration route and breeding area by Arctic geese”, degli Autori Jesper Madsen, Kees H.T. Schreven, Gitte H. Jensen, Fred A. Johnson, Leif Nilsson, Bart A. Nolet, Jorma Pessa, ci dimostra ancora una volta quanto gli animali (in questo caso specifico le oche) sappiano adattarsi ai cambiamenti ambientali.
Questo studio conferma alcune notizie negative, cioè come gli ambienti artici stiano mutando rapidamente, ma ci restituisce anche notizie positive mostrandoci come questa popolazione di oche zamperosee (Anser brachyrhynchus) abbia rapidamente trovato un nuovo posto dove riprodursi.
Molti animali che si riproducono nell’Artico sono a rischio di estinzione locale a causa dalla riduzione dell’habitat. Le specie migratrici devono affrontare ulteriori crescenti pressioni antropiche lungo le loro rotte migratorie come siccità, creazione di barriere e sfruttamento agricolo eccessivo. Tali specie possono resistere solo se adattano le loro migrazioni, i tempi di riproduzione e l’areale stesso di nidificazione. In questo articolo si documenta la formazione molto rapida (10 anni) di una nuova rotta migratoria e di una popolazione nidificante disgiunta dell’oca zamperosee a Novaya Zemlya, in Russia, a quasi 1.000 km dai luoghi di riproduzione originari delle Svalbard (Norvegia). La popolazione è cresciuta fino a 3.000-4.000 uccelli, grazie alla crescita intrinseca e alla continua immigrazione dal percorso originario. La colonizzazione è stata resa possibile dal recente riscaldamento su Novaya Zemlya che ha creato nuovi luoghi adatti alla loro nidificazione. Questo comportamento sociale delle oche, con conseguente trasmissione culturale del comportamento migratorio tra conspecifici e stormi di specie miste, è la chiave di questo rapido sviluppo e funge da meccanismo che può consentire il salvataggio ecologico in un mondo in rapida evoluzione.
Tutto ciò non significa che il surriscaldamento globale sia un falso problema, affatto, ma ci conforta in qualche modo per il futuro suggerendoci come esistano delle possibilità di adattamento per le specie in difficoltà. Inoltre, ci aiuta a comprendere meglio le dinamiche di alcune popolazioni che talvolta magari sembrano in diminuzione, ma in realtà stanno cambiando areale. Un caso analogo è quello delle popolazioni europee del combattente (Calidris pugnax) che, sebbene non dimostrato in modo così preciso, ha modificato gli areali riproduttivi spostandosi più a Est nella Siberia orientale e abbandonando le zone di nidificazione in Europa e Russia occidentale.
Per consultare l’intero articolo: https://doi.org/10.1016/j.cub.2023.01.065
(Ufficio Studi e Ricerche Faunistiche e Agro Ambientali Federcaccia)
Ben 1 miliardo la valorizzazione ambientale della caccia: 708 milioni di euro di valore naturale generati dal mantenimento delle aree umide, degli habitat e dalla tutela delle aree naturali protette resi possibili grazie a finanziamenti e gestione del mondo venatorio. 20 milioni di euro di valore agricolo derivanti dai risarcimenti agli agricoltori per danni da selvatici e/o per misure di prevenzione. 75 milioni di euro di risparmi derivanti dalla riduzione dell’impronta ecologica e idrica prodotte dalla filiera della carne. Sono alcuni dei dati emersi dalla presentazione della ricerca sul valore dell’attività venatoria in Italia oggi in Senato
Il mondo venatorio, da tempo impegnato in un percorso di rafforzamento del proprio ruolo in chiave più etica e sostenibile, è in grado di generare un valore di circa 8,5 miliardi di euro annui per la collettività in termini economici e ambientali. È quanto emerge dallo studio “Il Valore dell’Attività Venatoria in Italia”, curato da Nomisma e presentato oggi all’interno di un momento di confronto organizzato da Federazione Italiana della Caccia presso il Senato della Repubblica, nella prestigiosa sede di Palazzo della Minerva.
La ricerca prodotta da Nomisma è stata sviluppata partendo dalla necessità di individuare le possibili traiettorie di sviluppo del comparto in un’ottica di maggiore sostenibilità, ma anche di quantificare gli effetti economici, sociali e ambientali generati dall’attività venatoria in Italia. L’indagine ha coinvolto direttamente stakeholders e Comunità per cogliere anche alcuni gap di conoscenza che riguardano il settore.
La percezione dei consumatori italiani
Lo studio propone un approfondimento sui consumi per comporre un quadro di riferimento quanto più possibile completo ed esaustivo, in grado di dimensionare anche le ricadute economiche.
Partendo dai consumi, ad esempio, lo studio rileva che tra i 45 milioni di maggiorenni che si nutrono di carne il 62% consuma anche selvaggina. Nella maggioranza dei casi si tratta di un consumo che avviene prevalentemente fuori casa (nel 39% dei casi al ristorante). Queste interessanti prospettive per la filiera alimentare della selvaggina sono rafforzate dal fatto che ben 23 milioni di consumatori italiani (il 51%) si dichiara pronto ad acquistarla per consumo domestico se fosse di più facile reperimento.
Gli intervistati, inoltre, risultano particolarmente attenti e sensibili nell’attuare comportamenti sostenibili nelle proprie scelte alimentari. Rispetto alla carne acquistata, il 72% ritiene molto importante il fatto che presenti meno rischi per la salute e il 70% che provenga da una filiera tracciabile. Inoltre, il rispetto del benessere degli animali e dell’ambiente è ritenuto condizione imprescindibile dal 64% del campione, così come il 61% degli intervistati è attento al fatto che la carne non provenga da allevamenti intensivi. Il 47% considera importante che la carne acquistata sia naturale e provenga da animali selvatici e non di allevamento.
Rispetto al livello di conoscenze dell’attività venatoria va però sottolineato che di base è presente una forte disinformazione tanto che ben 2 italiani su 3 si dichiarano non sufficientemente informati sulla tematica e solo 1 intervistato su 10 afferma di conoscere appieno norme e disposizioni che ne regolano l’operato. Rispetto ai soggetti dai quali gli italiani vorrebbero ricevere informazioni, il 60% degli intervistati individua gli enti pubblici come realtà autorevole e adeguata a fornire tali informazioni.
La valorizzazione ambientale e sociale della caccia
A partire da una consultazione dei principali stakeholders, lo studio Nomisma ha potuto raccogliere i diversi punti di vista di un ampio parterre, fondamentali per consolidare la fase di valutazione economica, effettuata attraverso analisi, raccolta ed elaborazione dati, finalizzati a determinare anche gli effetti generati e potenzialmente generabili dall’attività venatoria nei confronti dell’ambiente, mondo agricolo e socio-sanitario, comunità ed economia nazionale.
L’attività venatoria, grazie alla salvaguardia di risorse ecosistemiche, complessivamente è in grado di produrre un valore monetario per la società stimabile in quasi 8,5 miliardi di euro. Più nel dettaglio, la caccia è in grado di generare 708 milioni di euro di valore naturale grazie alle attività esercitate per il mantenimento delle aree umide e degli habitat e, in particolare, verso la tutela delle aree naturali protette rese possibili grazie ai finanziamenti del mondo venatorio. A questi si sommano 20 milioni di euro di valore agricolo derivanti dalle spese sostenute dagli Ambiti Territoriali di Caccia per risarcire gli agricoltori dai danni provocati da alcune specie selvatiche e/o per adottare relative misure di prevenzione. Sono invece 75 milioni di euro i risparmi che derivano dalla riduzione dell’impronta ecologica e idrica prodotte dalla filiera della carne grazie alla sostituzione della carne da allevamento intensivo con selvaggina cacciata.
Il nuovo Calendario Venatorio Regionale 2023/2024 è stato al centro del tavolo di confronto indetto dalla Regione Toscana, con le associazioni venatorie ed il Coordinamento degli ATC Toscani.
L’obiettivo della Regione, è stato quello di accelerare il percorso e ridurre i tempi per l’approvazione di uno strumento necessario per assicurare certezza del diritto ai cacciatori toscani, nel pieno rispetto dei limiti temporali previsti dalla normativa.
Una discussione importante quanto tempestiva che è partita dai risultati conseguiti nella precedente stagione venatoria e dalle relative sentenze, prima del Tar e successivamente del Consiglio di Stato che hanno ribadito la legittimità dei contenuti del precedente Calendario Venatorio Regionale, rigettando i ricorsi presentati da alcune associazioni animaliste ed ambientaliste.
Un impianto, quello del Calendario Toscano, che esce rafforzato soprattutto nella parte riguardante i tempi ed il prelievo di alcune specie come i turdidi, gli anatidi e la beccaccia, sui quali i ricorsi si erano particolarmente incentrati.
Riproposte dalla regione, le modalità dello scorso anno, per quanto concerne del tesserino digitale App Toscaccia, sia per l’annotazione dei capi e della giornata venatoria che per il prelievo delle specie in deroga e in pre-apertura.
Anche per l’uso delle munizioni a piombo, saranno specificate le zone interessate al divieto in osservanza di quanto già stabilito dalla recente Circolare Ministeriale a seguito del recepimento della Direttiva EU.
Per quanto riguarda lo svolgimento della pre-apertura, la proposta è stata quella di due giornate (la prima anche alla specie Tortora selvatica) pur prevedendo che nella seconda giornata, il prelievo sarà consentito solo alle specie storno e piccione, sulla base di specifiche condizioni colturali.
Il presidente Federcaccia Toscana - Unione Cacciatori Toscani Marco Salvadori che ha preso parte all’incontro, ha avuto modo di richiamare questi ed altri aspetti nel suo intervento, non mancando di sottolineare l’esigenza di riconfermare l’intero impianto di un Calendario Venatorio che anche grazie all’apporto tecnico giuridico della nostra associazione, ha mantenuto fermi alcuni principi e contenuti, riconfermati dalle sentenze.
Un precedente importante che oggi consente di riproporre una stesura del nuovo Calendario 2023/2024, pienamente conforme a quella del precedente, con la convinzione di dare ai cacciatori toscani, un segnale forte e di certezza per la prossima stagione venatoria.
A seguito di queste considerazioni di fondo, è stata anche richiamata l’opportunità di introdurre alcuni elementi migliorativi che possono concorrere a superare alcune criticità.
In particolare, si è fatto riferimento alla necessità di dare una soluzione equilibrata e soddisfacente, per il prelievo venatorio della specie Moriglione visto anche il proseguimento della discussione in sede nazionale per l’approvazione del Piano di Gestione e in considerazione degli orientamenti che potranno emergere e maturare in seno alla Conferenza Stato regioni, con il contributo determinante della regione Toscana.
Inoltre, per quanto concerne il prelievo venatorio della Tortora selvatica sia in pre-apertura che nei tempi previsti dal calendario, si è ritenuto corretto rimarcare la necessità di aumentare il limite massimo dei capi prelevabili, nel pieno rispetto del Piano di Gestione della specie.
Riconfermata infine da parte dell’associazione la disponibilità a fornire ogni necessario supporto di carattere tecnico, giuridico e scientifico per ogni ulteriore esigenza che si dovesse presentare ed una volta appurata la stesura definitiva della proposta a seguito del tavolo odierno, da parte del competente assessorato.
Segnaliamo questa importante iniziativa promossa dal Dipartimento Scienze Veterinarie dell'Università di Pisa, sulla quale la nostra Associazione cercherà di fornire il massimo contributo per la sensibilizzazione dei propri iscritti e dei cacciatori.
Il Servizio di Medicina Trasfusionale Veterinaria (MTV) è attivo fin dal 1994 presso l’Ospedale Didattico Veterinario (ODV) “Mario Modenato” del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa.
Tale servizio risponde a necessità sempre crescenti non solo di tutti i medici dell’ODV, ma anche dei medici veterinari liberi professionisti che sono sul territorio.
Il servizio di MTV, per gestire al meglio le crescenti necessità di prodotti emotrasfusionali, gestisce una propria banca del sangue che viene conservato in una emoteca, in modo che il sangue sia sempre a disposizione.
Le richieste di sangue sono sempre in aumento poiché oltre alla trasfusione di sangue intero (usato per esempio nelle emorragie), facciamo quotidianamente uso di plasma e globuli rossi concentrati, ovvero di emocomponenti che hanno indicazioni per molte patologie (es. avvelenamenti, disturbi vari della coagulazione, anemia emolitica da malattie trasmesse da zecche, etc.).
Come per tutti i centri trasfusionali la nostra attività si basa su atti di volontariato da parte di persone che, sensibili al problema, mettono a disposizioni i loro cani in salute perché aiutino cani meno fortunati. I cani donatori devono essere cani docili ed in salute, con un’età compresa fra i 2 e gli 8 anni e con un peso corporeo superiore ai 25 kg.
Se un cane ha queste caratteristiche può essere sottoposto a visita clinica ed a esami del sangue che accertino con maggior sicurezza il suo stato di benessere. Per essere considerato un cane donatore occorre che emocromo, esami biochimici, esami delle feci e delle urine, nonché esami per le più frequenti patologie (filariosi, leishmaniosi, malattie trasmesse da zecche) siano buoni.
Tutti questi esami, che vengono fatti all’inizio ma ripetuti anche ad ogni donazione sono a totale carico del servizio di MTV e vengono messi a disposizione del proprietario ogni volta che si esegue un prelievo.
Ogni cane incluso viene inquadrato inoltre nel suo gruppo sanguigno: nel cane esistono due gruppi principali, DEA 1 (Dog Erthrocyte Antigen) positivo e DEA 1 negativo (donatore universale), entrambi includibili.
La donazione, eseguita prendendo il sangue dalla vena giugulare, è una procedura della durata di circa 5-10 minuti che viene eseguita sull’animale sveglio in quanto non dolorosa. Il proprietario è direttamente coinvolto e rimane sempre con il cane. Il giorno della donazione il cane deve venire a digiuno, ma dopo la donazione fa merenda e la sua giornata è normalissima, senza alcuna limitazione.
L’atto della donazione è un momento importante non solo perché è un atto d’amore fra animali mediato dall’uomo, ma anche perché è un momento in cui il donatore esegue un vero e proprio checkup sanitario con visite ed esami, la donazione è uno strumento di monitoraggio dello stato di benessere del nostro cane!
Sperando di aver fatto nascere in voi interesse per questo progetto così socialmente importante, rimaniamo a disposizione sia per domande che potrete inviarci per mail (servizio.medicinatrasfusionale@vet.unipi.it), sia per eventuali incontri in presenza.
Alleghiamo a questa presentazione la locandina del nostro servizio di MTV.
Una massiccia partecipazione di cacciatori, circa trecento persone assieme a rappresentanti del mondo istituzionale Regionale e Locale, ieri sera ha riempito il Teatro Vittoria Manzoni a Massarosa (LU), in occasione dell’Assemblea pubblica organizzata dalle sezioni Fidc-Uct di Quiesa-Massarosa, Massaciuccoli, Piano del Quercione e Viareggio ed incentrata sulla discussione del nuovo piano integrato del Parco.
I lavori sono stati aperti dal Presidente Provinciale di Lucca Silvio Andreucci che dopo aver ringraziato tutti i cacciatori e le istituzioni intervenute, ha passato la parola ai relatori della serata Marco Salvadori, Presidente Regionale Federcaccia Toscana Unione Cacciatori Toscani, ed Alfonso Lenzoni, Tecnico e Responsabile di settore per la caccia agli acquatici dell’Associazione, reduci dall’incontro di giovedì sera con i rappresentanti del Parco.
Dall’assemblea una risposta positiva e pieno appoggio alla strategia di discussione, confronto e mediazione con il Presidente del Parco Bani ed il suo staff fin ora attuata dall’Associazione: dialogare e confrontarsi concretamente anche da un punto di vista tecnico-scientifico sulle proposte del piano integrato, tenendo conto delle migliaia di cacciatori che gravitano negli areali interessati da modifiche e delle loro esigenze.
Forti e concrete anche le risposte dei rappresentanti del mondo istituzionale presenti: L’On. Elisa Montemagni (Lega), Il Consigliere Regionale Massimiliano Baldini (Lega) e la Sindaca di Massarosa Simona Barsotti (Centrosinistra), che nei loro interventi hanno espresso pieno appoggio alle istanze del mondo venatorio, evidenziando come la caccia sia in molti casi una vera e propria risorsa, che impedisce il degrado e l’abbandono di numerosi areali di interesse ambientale, faunistico e naturalistico.
Si apre adesso una fase delicata di confronto nella quale il lavoro di proposta dovrà essere serrato ed a stretto contatto con tutti i Sindaci e le istituzioni coinvolte.
Federcaccia Toscana – Unione Cacciatori Toscani come sempre farà la sua parte, in un processo inclusivo che necessariamente dovrà vedere coinvolti anche tutti gli altri portatoti di interesse, a partire dal mondo agricolo.
Di seguito alcuni scatti della serata: